Ermino Cimmino
nasce a Rieti il 10 Novembre 1958 e qui vive e lavora.
Diplomatosi presso il Liceo Scientifico Carlo Jucci di Rieti nel 1977 ha poi conseguito nel 1983 la laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma.
Di professione Bancario, ha esordito in arte molto giovane quando nel 1980 allestì la sua prima personale di pittura presso il circolo Dopolavoristico delle Poste e Telegrafi di Rieti riscuotendo sin dall’inizio successo di critica e di pubblico.
Hanno detto di me
Filippo Mazzetti, studioso e critico d’arte
Le parole che seguono mi furono dedicate tanti anni fa dal critico d’arte Filippo Mazzetti in occasione della mia prima personale di pittura allestita presso il Circolo del Dopolavoro delle Poste di Rieti nel settembre del 1980. Queste ancora oggi descrivono in maniera assolutamente calzante il mio modo di sentite e di esprimere in arte le mie emozioni. Con grande affetto le ho scelte per chi ha avuto la curiosità di scoprire un po’ del mio mondo.
“Con una sensibile e accorta disponibilità ad accogliere voci e suggerimenti del linguaggio moderatamente moderno più valido, Erminio Cimmino è portato dal suo ricco istinto ad operare nell’ambito delle ricerche tonali, di un colore cioè che resta la componente più risolutiva del suo operare pittorico e che troviamo in tutte le sue opere, dove l’elemento cromatico si fa più prevalente e decisivo e diviene il vero protagonista. La parte emotiva che preme su tutti i dipinti di Erminio Cimmino è segno di una tensione che il pittore si impegna ad esprimere.” [….] “Cimmino opera con fantasia ed impegno, ingegnandosi a superare le difficoltà tecniche ed arrivando infine ad una dimensione propria. La materia è trattata con notevole senso delle dissonanze e consonanze cromatiche, seguendo una tecnica che punta sulle trasparenze e si articola su toni un poco flou. Egli possiede la naturale disposizione di chi si sente portato verso le scene drammatiche ed è anche capace di sciogliersi in pacate narrazioni a sfondo naturalistico. .La sua formazione culturale si è plasmata sullo studio metodico dei grandi del passato da cui ha tratto ricchezza di stimoli che si rivelano sempre nella solidità dell’impianto strutturalmente robusto, nella capacità di sintesi in grado di creare un’atmosfera, nel superamento delle insidie del mestiere. Moderno nel taglio, originale nella ricerca di nuovi valori cromatici, l’artista inscrive nelle sue opere una carica emozionale di intensità nuova che parla della sua ricerca condotta con chiarezza e pulizia di forme. Il colore è per lui il mezzo per rinnovare il dialogo con la natura, per ritrovarsi a comunicare con essa. [….]”.
"Ebrezze di colore ed ampi orizzonti alle sue scene caratterizzano i quadri del reatino Erminio Cimmino […] Strade, case di periferia, corsi, fabbriche, fiumi, boschi, mare, più che impressioni sono emozioni. Cimmino ha decisamente identificato il proprio mondo figurativo e lo espone nella costruttiva fermezza dell’impianto plastico nutrito da un vigoroso cromatismo ove il rosso, l’azzurro, il giallo, le ocra battono un loro ritmo gagliardo […]. La semplicità delle linee di certi scorci non ci debbono assolutamente apparire come reminiscenze di particolari preparazioni scolastiche. Si collocano contestualmente in un gioco di ombre reali a volte tristi quando immalinconiscono un aspetto ambientale. Ma quando il fuoco della gioventù prorompe e i paesaggi s’incendiano del rosso e del giallo del sole, quando il mare ne riflette l’esaltante bellezza, allora è poesia autentica, inno alla vita sublimato da una gamma di colori che ne fanno vivamente penetrare l’essenza. I suoi quadri sono infatti nati dal colore. […] Egli dipinge ciò che sente in una commossa partecipazione alla vita e sulla tela vibra l’intensità del suo slancio. Questa pittura perciò diventa autobiografia, racconto che porta con sé esaltazioni e malinconia, sogno e dialogo. Per noi occasione e messaggio per un recupero di quell’amore perduto per la bellezza di contemplare la terra.”
[…] Nelle sue tele è una natura ricca di mutazioni infinite che Erminio Cimmino sa cogliere nella maniera migliore. Un attimo ove l’interpretazione della luce adotta in colore e , gioca un ruolo fondamentale poiché è proprio con il colore che Cimmino gradua e accorda i volumi, i piani, la prospettiva. In tal modo il giovane artista affida al quadro un messaggio lirico che vuol essere un colloquio destinato a durare nel tempo […]
Anna Maria Marino
"Lasciami immergere l'anima nei colori .... " Gibran. Ripercorrere, sia pur a grandi linee, l'operato artistico di ERMINIO CIMMINO (dagli esordi ad oggi) significa compiere un viaggio nella sua storia personale e scoprire un mondo fantastico! Tra colori che "suggeriscono" e concretizzano forme, ed un pensiero iniziale che non è "ramingo", ma sa istintivamente dove collocarsi su tela, le sue opere prendono vita, motivate dal suo "intimo sentire!" Il suo esordio artistico risale a settembre 1980. Mostra personale di pittura presso il circolo del dopolavoro presso poste di Rieti, sua città. Discreto successo di pubblico e critica. Studente universitario alla ricerca di valide motivazioni, atte a dare un valido input al suo "discorso artistico" che pone al centro dell'attenzione la campagna reatina. I suoi primi lavori sono rispondenti alla maturità del momento e caratterizzati da "semplicità espositiva" (che perdurerà nei lavori futuri) e cromia forte, grezza e densa. Spesso però la vita ti pone davanti a delle priorità e un autore, sia pur innamorato dell'Arte, non può ignorarle! Una pausa di oltre 30 anni! E dopo, la rinascita! La fedeltà alle radici, il "richiamo artistico" e la speranza che mai vacilla, favoriscono la ripresa di un discorso interrotto bruscamente e con rinnovato fulgore! Rimane "il suo luogo" l'elemento principale ma con sostanziali cambiamenti. Uno fra tutti quello di "base". Non più tela bianca bensì nera. "Ora parto dal buio e la luce viene da sé! In fondo il colore dell'universo, da cui tutto è nato e in cui tutto finirà, non è forse nero?" Voglia di recuperare il tempo perduto. L'impulsività giovanile cede il passo alla consapevolezza, frutto di una maturata crescita umana e spirituale! Le sue opere non intendono rispondere al "tecnicamente ben fatto" bensì cercano di avvicinarsi, il più possibile, ad un "artisticamente riuscito!". L'immagine dell'albero si identifica con questa rinascita. Radici profonde e perseveranza negli intenti! Il suo processo evolutivo è ancora in corso, ancora tanto da raccontare! Complici i suoi colori (soprattutto il blu reale) e lo "stupore iniziale" rimasto pressoché intatto! Il "sentire fluttuante" di un autore che rivendica la sua libertà artistica, senza la benché minima intenzione di aderire alle "tendenze" del momento! Importante per lui solo un rapporto costruttivo e spontaneo con il fruitore. Per cui le opere sono un invito ad entrare nel suo mondo "immaginato" con quel pizzico di "indefinito" che affascina! Col passare degli anni la "voce interna" è maturata, più densa di lirismo! L'Arte, la vita stessa è colore! Per cui "innanzitutto l'emozione! Soltanto dopo la comprensione!" (GAUGUIN). La campagna reatina ora "si riveste di nuovi colori". Forti, impregnanti, che danzano su tela con leggerezza espositiva. La mano dell'autore ora sa modulare con più decisione i "volteggi" del pennello. La tela, il punto d'incontro! Poesia "muta" che nasce spontanea! L'amore iniziale, come un refolo di vento, attraversa la campagna, tra alberi più o meno rigogliosi, tra case rurali che racchiudono segreti, e il maestoso Terminillo! "Tu chiamale se vuoi, emozioni". Dolce ed anch'essa "artistica" frase di un indimenticato interprete! Battisti. Figlio anche lui della campagna reatina!
Onorina Bertoli
Erminio Cimmino in varie circostanze pittoriche ci pone di fronte ad opere di squisita realizzazione artistica. Non c'è che l'imbarazzo della scelta davanti alle sue variegate espressioni ricche di sensibilità nei confronti dell'ambiente in cui vive e al quale è legato da un sentimento profondo
Ogni sua opera d'arte esplicita il suo amore per la natura in tutte le sue manifestazioni stagionali che riprende con incisività e delicatezza artistica anche nelle nature morte.
Sono salienti nelle sue opere la forza cromatica e il movimento continuo nella visione composita e poetica della campagna reatina dove l'autore avverte il frinire delle cicale e ancora nell'estensione modulata della pianura; oppure attraverso le profumate ed ombrose pinete che conducono al mare di tutti. La le barche spiegano al vento le loro biancheggianti vele che lasciano intravedere anche momenti diversi in rapporto con la natura e i sentimenti. Ma Erminio ha inoltre a disposizione ricordi lontani da trasferire sulla tela che fantasticamente inventa paesi, piccoli borghi antichi e semplici periferie trasformate e rivisitate in opere artistiche che toccano il cuore del fruitore. E chi ha avuto modo di entrare in contatto con le sue meravigliose realtà locali è sicuramente in grado di apprezzare sempre più l'intento del messaggio semplicemente originale del pittore.
Per comprendere l'atmosfera artistica di Erminio Cimmino, è necessario calarsi nel suo mondo di provenienza che è la città di origine. Rieti si trova nel Lazio in un ripiano percorso dal fiume Velino che è compreso tra i monti Sabini e i contrafforti del Terminillo. Prima della conquista romana il fiume, con le sue frequenti piene, impaludava tutta la conca nel lago reatino ma poi con gli interventi del" taglio " si ottenne di far precipitare le acque del Velino nel sottostante Nera e dare così origine alla famosa cascata delle Marmore.
Ma il rapido prosciugamento di tutti i dintorni del colle su cui sorgeva da tempo l'antico centro di Reate permette anche oggi la vista di una campagna affascinante.
Gli stagni di Fogliano, lago lungo e Ripa Sottile sono i residui del lago di un tempo.
L'artista ha più volte dimostrato il suo legame affettivo verso questa terra sempre presente e vicina alla sensibilità della sua percezione emotiva. La serie "Appunti dal monte Terminillo" è un ulteriore esempio pittorico che ci invita ad approfondire insieme la bellezza di un territorio ricco di varietà estetiche espresse mediante una visione creativa che solo una personalità artistica del luogo può rappresentare.
Lo stile inconfondibile dell'autore reatino […] descrive l'attimo fuggente della sua emozione partecipativa attraverso quelle modalità di composizione che lo contraddistinguono per l'uso dei colori brillanti e attraverso una tecnica esecutiva che gli consente di essere semplice ma anche molto elegante e altrettanto piacevole. […] -
Ileana Tozzi
I paesaggi reatini di Erminio Cimmino
[…]La piana reatina, le colline che la incorniciano, la cresta delle montagne che ne delineano l’orizzonte sono oggetto di un’osservazione quotidiana eppure acuta, condotta con affetto sincero e costante quasi a voler cogliere il segreto intimo, insito nelle forme e nei colori cangianti che rivelano il trascorrere del tempo, l’alternarsi delle stagioni.
Il paesaggio naturale è privilegiato dall’artista che sviluppa e traccia con segno sicuro i contorni di volumi ordinati a cui il colore denso e compatto, raramente cangiante, steso a pennellate larghe e compatte, conferisce il giusto spessore.
La tavolozza privilegiata da Cimmino è composta da colori saturi, vivi e pieni, che virano dal viola all’azzurro fino alla gamma variegata dei gialli e dei verdi nelle tonalità più adatte a suggerire il momento colto felicemente, lo stato d’animo sempre in sintonia con il paesaggio.
La natura appare incontaminata anche quando nei filari degli alberi dopo la potatura, nelle messi dorate pronte per la falciatura è evidente la traccia dell’attività del contadino che da millenni coltiva questa terra, ancora capace di rigenerarsi o, forse, trattata ancora con rispetto da chi è consapevole di trarne sostentamento solo a condizione di mantenere con essa il giusto equilibrio.
Manca invece la presenza tangibile, esplicita delle persone come se l’ora prescelta per mettere su il cavalletto ed intraprendere la preparazione della tela fosse un’alba sospesa, un meriggio o una sera perennemente in attesa che qualcuno attraversi la strada, s’inerpichi su una scala per tagliare i rami degli alberi dei filari di un viale o ne raccolga i frutti, che guidi un trattore a cui è legato l’erpice capace di frantumare le zolle dei campi o di spianare il terreno perché custodisca geloso i semi appena deposti.
Neanche la montagna innevata d’inverno non attira sciatori, pura e incontaminata nella sua naturale e soda bellezza, né attira turisti in cerca di fresco durante i lunghi mesi dell’estate.
Le tante repliche del Terminillo, fonte costante d’ispirazione nella infinita variazione di luce e di colori, trovano un esplicito, illustre antecedente nella celeberrima serie delle tele che agli inizi del Novecento volle dedicare alla Sainte-Victoire, la montagna della Provenza che Paul Cézanne dipinse infinite volte, scomposta e ricomposta alla ricerca di una chiave interpretativa originale, che fu preludio al cubismo.
Ad oltre un secolo di distanza, la lezione del maestro è ancora valida, assimilata e ben recepita, fatta propria da Erminio Cimmini che volentieri rivela il legame autentico con lo scenario della sua esistenza, con il quale ha intrecciato nel tempo un dialogo sincero di cui ora, con la sua pittura, mette a parte gli amici e gli estimatori.
Accanto al paesaggio naturale, di cui sono protagonisti i campi coltivati, i lunghi viali frondosi, la piana ed il monte, assolve ad un suo ruolo ben definito il paesaggio modellato dalla presenza/assenza dell’uomo, fatto di tetti rossi, case e muraglie, in un rapporto felice ed equilibrato con l’ambiente.
Se il nostro mondo fosse davvero così come l’artista lo rappresenta, non ci sarebbe inquinamento né contaminazione alcuna nel rapporto nature/nurture che insidia la nostra epoca.
Ce lo rivelano le immagini di Greccio, il borgo medievale annidato sul fianco del monte a settecento metri d’altitudine, ce lo conferma la veduta di Rieti così come appare dal Borgo, il nastro azzurro e verde del Velino, gli alberi sulla sponda dell’argine, la chiesa di San Francesco tanto cara a chiunque abbia attraversato il ponte in una sera di giugno per accendere una candela davanti alla statua di Sant’Antonio nell’attesa della processione dei ceri destinata a concludersi in un tripudio di fuochi d’artificio […].
Ileana Tozzi
[…] Padrone sicuro delle tecniche, apprese negli anni di Liceo e perfezionate da autodidatta, Cimmino privilegia la pittura di paesaggio e le composizioni floreali, realizzate con tratto sicuro e larghe campiture di colore denso e compatto.
C’è molto studio, molta passione nella scelta, compiuta senza incertezze né ripensamenti rivelando la ricchezza di un mondo interiore che si riverbera in una sistematica osservazione della natura che appare ancora incontaminata, netta come il profilo delle colline, i fiori in un vaso, i filari degli alberi che fiancheggiano la strada, le case dai tetti rossi, le cupole delle chiese che vegliano sulla città.
Il rapporto convenzionale tra natura naturans e natura naturata che ha arrovellato la mente di tante generazioni di filosofi è risolto brillantemente, in questa costante rappresentazione ordinata in cui non c’è traccia della mano che dispone papaveri ed iris in un vaso di vetro azzurro, primule e pervinche in un coccio di terracotta, l’erpice ha già predisposto i campi per la semina futura, il potatore è sceso dal cestello dopo aver ridotto i rami degli alberi alla giusta misura.
Eppure, l’impronta umana è presente ed è indelebile, in consonanza con l’autore che scandaglia introspettivamente questo mondo che gli appartiene, con il quale è in sintonia: la montagna imbiancata, la piana reatina, i viali, gli scorci di paesaggio urbano definiti con sicurezza sotto un cielo sempre luminoso, anche quando le nuvole lo attraversano portate dal vento […].
Qualche mia riflessione
Qualche tempo fa un’amica mi chiese se io fossi un artista. Bella domanda!!!
Il mio pensiero al riguardo è che solo quando l’anima vola alto, si esprime e si manifesta, prende colore e forma e atterra sulla tela o sulla materia e da qui esce per fondersi con l’anima di chi osserva e lo lascia non indifferente o addirittura lo affascina, allora l’anima ha prodotto un’Opera d’Arte. Secondo me l’artista è chi riesce in questo. Io non so se ci riesco sempre o con tutti. Dipende anche dall’incontro con l’anima di chi osserva”.
Credo che abbastanza facile sia farsi affascinare dai colori, dalla precisione dei segni e delle prospettive, dalla rappresentazione dei soggetti e dalla buona tecnica. Più difficile è rilassarsi, aprire la mente, dare spazio alle emozioni e consentire alle immagini di entrarci dentro, interrogarsi sul loro significato, cercare di capirne il vero senso e magari scoprire qualcosa di nuovo del mondo e di noi stessi.
In pittura a me piace molto la sintesi, il tratto immediato e privo di troppe sfumature, l’emozione impressa da chi crea, gli spazi lasciati aperti all’immaginazione e alla meditazione di chi osserva affinché non tutto sia risolto al primo sguardo. Cosa può mettere un artista in una sua opera? Nel caso della pittura pochissimi elementi materiali: la tela, i pennelli, i colori e alla fine una bella cornice che in certi casi neanche serve. Il tutto spesso di buona qualità. Ma anche questo non è così importante. E poi? E poi c’è tutto il resto. Alcune cose sono solo utili. Talvolta queste possono anche mancare del tutto e non se ne sente la mancanza. Altre cose sono assolutamente indispensabili. Se mancano tutto il resto risulta inutile. Lascio intuire a chi legge di cosa parlo.
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