Daniela Veronese è nata a Milano il 04 marzo 1960 risiede e lavora a Cesano Boscone (Mi) in Via Pasubio, 65. Dopo gli studi regolari, ha frequentato l'Accademia di belle arti a Brera. La sua pittura spazia dall'olio al pastello, mescolando il segno raffinato con la ricerca di nuovi impasti cromatici; non disdegna le grandi superfici, cimentandosi con successo in fondali e scenografie. Alterna riproduzioni di grandi maestri a opere proprie, cercando di trarre nuovi stimoli alla propria ricerca. Ha effettuato mostre personali di cui Galleria De Amicis Point in Milano, Galleria di Via Eustachi in Milano, Galleria Di Stefano Cesano Boscone (Mi). Mostre collettive: Corsico, Magenta, Novegro, Chiasso , Rimini, Asco in Milano Piazza del Duomo ecc...
L'INQUIETANTE E STRUGGENTE UNIVERSO PITTORICO DI DANIELA VERONESE
E' un realismo "scomodo" quello che contraddistingue i dipinti di Daniela Veronese. Si direbbe che il suo pennello voglia (o sappia) scrutare oltre lo specchio dei volti e dei corpi, sino a riprodurre ogni graffio dell'anima. E' un risultato oltremodo bello e inquietante quel che raggiunge l'artista: un lirismo struggente e feroce nei colori, nelle pose, languide o, pur nell'apparente immobilità/equilibrio, tormentate, dei modelli sezionati nel profondo e ricomposti - superfici baluginanti d'assoluto - personalità famose che siano o gente comune, creazioni o ri-creazioni.
Le figure si stagliano con una nettezza che fa quasi male balzando da fondali d'allucinata forza e colore, e piovono luci di maledizione e nostalgia nel cuore, nelle strade infinite della mente.
Impossibile procedere con l'opera di Daniela a qualsivoglia etichettatura o catalogazione, tanto essa è mirabile e spiazzante, antidoto e accusa, sublime e sferzante. Domande mute, irrisolte; congerie di dubbi; tempesta d'interrogativi; risposte in turbinio. Non esistono rassicurazioni - torbide aureole, aree di peccato e riscatto - nell'interpretazione e rappresentazione, per opera della pittrice cesanese, del vero psicologico più carsico. Ma la forma è un'ancora di salvezza e l'ansia estetica sa compiere anche il miracolo di un'estatica, seppur accesa, meditazione.
Chi è la donna con il turbante arancione - da quale fantasia sorge? - o la donna magra con mezzo volto perduto nell'ombra, le spalle nude sul rosso fondale-orizzonte o colei in abbandono? Maghe, lolite, maternità, Olimpie vestite, lettrici di tutto e di nulla, mogli, amanti: trionfo della femminilità ancestrale, schegge brillanti di divino, in ogni sua suggestione. Colori di silenzio. Un silenzio che grida.
Se la tecnica è ricercata, raffinata, elaborata, non è mai, tuttavia, fine a se stessa. Del resto la curiosità di Daniela per ogni strumento espressivo o superficie che raccolga il colore è onnivora: olio, pastello, fondali, scenografie. Niente sfugge alla furia creativa.
Anche quando riprende, per rifarle, le opere dei Grandi Maestri della pittura di tutti i secoli - da Rembrandt a Leonardo da Vinci (vedi la Dama con l'ermellino), da Veermer al macchiaiolo Fattori - c'è un tocco di sensibilità quasi arcano rispetto a quel che un modesto amanuense o copista della tela saprebbe fare. E' questo un esercizio utile, fra sacro e profano, dissacrazione e ammirazione, nell'anelito alla perfezione formale e al tentativo di nuovi itinerari d'arte.
E', in ogni caso, indubbio che il miglior talento di sé Daniela Veronese lo esprima con i suoi ritratti muliebri, sfrontati, voltati, malinconici, aggressivi, nudi mentali e carnali, erotici o virati sull'astrazione, conturbanti, soavi, crudeli, lampo di forza primigenia di cui pensi, una volta conosciuti, che non potrai più farne a meno, mai.
ALBERTO FIGLIOLIA