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Venerio Martini. ORLANDO FURIOSO

Collezionemartini

Sassuolo
Dal 24 Settembre al 26 Novembre 2011
Venerio Martini. ORLANDO FURIOSO
Circa 60 anni fa, Venerio Martini decise di dar vita ad un’opera straordinaria, disegnando nel 1953 alcune delle parti salienti dell’Orlando Furioso con il suo famoso “stecco” (bastoncino di vite) che, essendo un po’ assorbente, può essere paragonato all’attuale pennarello. Lo stecco richiedeva quindi velocità di esecuzione e non lasciava nessun margine di errore.
Martini, nel corso di una lunga attività, ha saputo trasferire la stessa capacità artistica mostrata nei suoi dipinti e disegni anche nella ceramica, divenendo pioniere della decorazione delle piastrelle sassolesi per la varietà delle invenzioni figurative adottate e delle soluzioni tecniche da lui messe in campo, creando un vero sviluppo della produzione ceramica.
In questa occasione la forza del segno d’immagini fortemente evocative si sposa brillantemente al supporto ceramico Laminam®, in una inedita riedizione dei procedimenti del passato: da qui la scelta di una superficie bianchissima creata appositamente per quest’opera e la scelta del blu come colore utilizzato nelle nostre antiche ceramiche.
L’innovazione tecnologica del grande formato e della materia stessa in mostra propone nuove reinterpretazioni possibili dell’idea di decorazione e di espressività artistica, in un ambiente moderno, con esigenze spaziali maggiori, di raffinata qualità estetica.
La storia sulla ceramica sassolese si sofferma abitualmente a parlare degli artisti dell’ottocento, spesso però ci si dimentica che l’evoluzione industriale del nostro comprensorio ceramico si è manifestata a pieno in questi ultimi cinquant’anni, talora anche sottovalutando il ruolo svolto dalla creatività di personalità molto attive e partecipi della vicenda ceramica sassolese. Ringrazio l’Ingegnere Franco Stefani per questa sua idea innovativa da cui è nata questa esposizione e System Spa nel promuovere il patrimonio culturale sassolese nel mondo.

Michele Martini


Quando disegnare dipingere far ceramica sono tutt’uno
VENERIO MARTINI: Il ciclo dell’Orlando Furioso
di Nadia Raimondi
 
Ho conosciuto due generazioni di Martini (e ho già incontrato anche la terza con Henri), ma non ho avuto la conoscenza diretta del capostipite Venerio. Luogo del rapporto diretto con Erminio, Eugenia e Michele è stato il Venturi, lo storico Istituto d’Arte che ha generato decine di artisti e maestri artigiani lungo due secoli di storia, vera fucina di talenti nell’arte e nelle arti applicate per gran parte del Novecento.
Quello stesso Venturi che resta anche ineludibile via d’accesso al vasto corpus di opere di Venerio Martini, maestro pittore e decoratore di ceramiche.
E’ infatti l’istituto d’arte a educare, nutrire, plasmare le doti innate e le potenzialità del primo Martini, che, divenuto maestro decoratore dopo la grande guerra, inizia a dipingere ad affresco, a olio e acquerello, oltre che a produrre tanta ceramica, sulla quale trasferisce ogni tipo di immagine e colore, scaturiti da un’idea multiforme dei soggetti delle sue opere e da un’intensa prassi sperimentale.
Essere stato allievo di Camillo Verno nei primi anni Venti significa aver frequentato una scuola all’epoca ancora legata alle sue origini accademiche ma in transizione verso quello che, di lì a poco (1923/24), sarebbe divenuto lo storico Regio Istituto d’arte per l’arte applicata all’industria, configurato da quella riforma Gentile che vide l’intervento di Adolfo Venturi sui gradi e sulle diverse finalità dell’istruzione artistica.
Dunque vuol dire anche partecipare a pieno di quel grado di apprendimento che, tanto più negli anni a venire, coniugherà la pratica di laboratori tenuti da docenti esperti e la guida di maestri pittori e scultori. Per tutto questo, ricordare che proprio lì Venerio Martini ebbe modo di educarsi alla pittura e alla ceramica, sostenendo e affinando doti personali, non è riflessione banale o di poco conto, dato che lo scorrere - davanti ai nostri occhi di spettatori postumi - del suo vasto lavoro svela rimeditazioni e riproposte a largo raggio della storia della pittura e della ceramica, tutte incluse nei suoi continui e costanti sconfinamenti fra tecniche e ambiti espressivi.
Questo aspetto chiarisce forse meglio anche il senso da dare al suo eclettismo: Martini attua felicemente il piacere della libertà creativa - quasi sempre svincolata da obblighi o condizionamenti - nella possibilità di intercalare la realizzazione di dipinti a olio o ad affresco nel solco della pittura sacra; tavole ad acquerello di taglio e soggetto architettonico; decine di fogli di pittura ad acqua di vario tema (paesaggistico ma anche di osservazione della vita quotidiana dei luoghi dove vive, secondo l’antica pratica della pittura di genere); svariati disegni e centinaia di terrecotte decorate con l’ampio repertorio della tradizione, ma soprattutto con la varietà delle figure che egli vede o immagina e produce nella reinterpretazione dell’idea di decoro ceramico.
Il centinaio di chine con illustrazioni di personaggi ed episodi dell’ Orlando Furioso (1953), molto citati nella bibliografia su Martini e oggi rimessi in gioco dall’ audace presentazione di alcuni di essi, sembrano rispondere a una vena di inesauribile confronto con le potenzialità del segno, fonte primaria e assoluta di figurazione, e, a ben vedere, suo vero tratto distintivo, matrice di ogni sua immagine pittorica o ceramica. E’ proprio quel segno veloce, sintetico, attento - quasi rapace nel cogliere, con la punta di uno stecco intinto d’inchiostro, l’attimo percettivo che consente la connotazione distintiva di un accadimento oppure di una figura – a marcare e distinguere tutta la sua produzione, e ancor più la sua idea di decoro ceramico.
Questo è facilmente riscontrabile nei fogli con le illustrazioni per l’Orlando furioso, disegni nei quali il maestro si spinge al limite estremo dell’essenzialità rappresentativa, oltre che figurativa, sempre evitando il rischio d’approssimazione o incomprensibilità.
Non sono tanto i ritratti (da quello dell’ Ariosto a quelli di Orlando, Ruggero, Medoro, Cloridano, Angelica e dei tanti altri personaggi che intrecciano le loro storie nelle vicende del poema), a dimostrarci l’abilità felice del racconto segnico di Martini, quanto soprattutto i modi della resa icastica delle azioni, fissate nel loro accadimento o nei loro esiti, par quasi nel tempo di un batter d’occhio… Le immagini scarne, ma vivacemente eloquenti, mostrano rapide e varie inquadrature di cavalli e/o personaggi in azione oppure figure in varie pose attraverso la sequenza rapidissima di pochi gesti, posizioni o espressioni, in ambienti resi vivi e percepibili da pochi cenni di natura che pure sanno d’aria o di salsedine o di foglie e raccontano foreste e monti, il piano e il mare o il cielo… davvero l’essenzialità non preclude la narrazione!
Coloro che avevano avuto modo in passato di vedere i fogli in oggetto (G.Copertini, F.Veronesi, F. Gattolin) ne avevano apprezzato le qualità; ma, in questa occasione, sovviene in particolare di come Luciana Leonelli (1987) ne avesse compreso o presagito le potenzialità grafico/incisorie, cioè la possibilità di farne matrici per stampe d’arte.
E a una sorta di sequenza di grandi fogli - superfici d’elezione per immagini disegnate ma riproducibili - pare rimandare questa mostra.
Dunque la scelta affettuosa di Michele (il nipote che vuole riportare alla luce l’opera del nonno) e la volontà sperimentale, innovativa e lungimirante di chi ha prodotto i grandi pannelli in Laminam® - con un nuovo procedimento che include nella materia stessa i segni figurati di Martini prima della cottura -, se da un lato evocano la tradizione della riproducibilità grafica dell’opera su carta, dall’altro restituiscono il senso dell’arte applicata all’industria e, soprattutto, aggiornano le tecniche e la tecnologia della grande decorazione ceramica.
Alla fine si può arrivare a pensare, concludendo così questa riflessione sul lavoro di un maestro che ha sempre guardato alla novità nella produzione ceramica, che l’operazione realizzata non tradisce la memoria e il lavoro di una vita, ma che, con ogni probabilità, Venerio Martini stesso sarebbe entusiasta di poter provare la traduzione delle sue immagini su quanto di più nuovo offra oggi una grande superficie ceramica, sulla quale, ancora una volta, andare a far vibrare il suo segno, riaffermando la vitalità della sua arte.
 
Modena, settembre 2011

Scheda tecnica della mostra

Titolo mostra: Venerio Martini. ORLANDO FURIOSO
Luogo: Sassuolo (MO), Via Racchetta, 2
Periodo: Dal 24 Settembre al 26 Novembre 2011
Orari: martedì e venerdi: 10,00 - 13,00 - 17,00 - 19,00; sabato 10,00 - 13,00 - 15,00 -18,00; le domeniche di ottobre 10,00 - 13,00 - 15,00 - 18,00
Informazioni: Tel. +39 340 1352050