«L’arte è un verticalizzante raziocinio che agisce a livello inconscio.»
Introduzione
Essere evoluti presuppone un confronto con le altre specie.
Tra le considerazioni che son state proposte, si è affermato che l’uomo, a differenza dell’animale, è più evoluto perché detentore dell’immaginazione creativa. Ma a pensarci bene, si potrebbe sostenere, che questioni come le espressioni artistiche, non servono a nulla alla sopravvivenza dell’uomo, eppure son presenti in tutte le culture del mondo, fin dal principio.
Perché?
Una casa o un libro?
Il Vittoriale, l’ultima abitazione di D’Annunzio, rappresenta l’”homing” per gli appassionati di arte e letteratura.
Una casa? Non proprio.
Un museo? All’incirca.
Meglio considerarla una “dimora di idee”, un libro in cui le parole hanno un motivo sintattico inconfutabile: l’interpretazione dell’autore.
La disposizione di queste parole è arte per D’Annunzio (una volta scrisse alla servitù «…piuttosto che spostare gli oggetti per pulire, lasciate lì anche la polvere!»).
In questi fermenti simbolici veicolati da oggetti diretti al fruitore, tantissimi cimeli sparsi in un ordine “mobile”: spostando gli oggetti equivale a spostare l’ordine delle parole, perdere il significato: pavoni argentati sono posti al centro del tavolo, come a voler dire all’ospite “sei pavone, non aprire la ruota”; la tartaruga - morta d’indigestione - ad una estremità del tavolo, quasi a creare una contraddizione tra il quieto consumo di un buon pasto e la quiete della digestione, che dovrebbe rappresentare un diritto dell’ospite, e che D’Annunzio, sembra quasi sarcasticamente violare.
Le lampade a forma di zucca a stabilire la direzione della luce insieme ad un abbinamento di colori forti e imprevisti.
A D’Annunzio piaceva invecchiare gli oggetti, con impacchi di tè, caffè e cera; “invecchiava” le statue, giallastre, per sortire un richiamo al passato e con messaggi archetipici come uroboro (simbolo dell’immortalità delle cose).
Un richiamo al passato in una mente proiettata al futuro: era innovatore di idee e ideali, tanto da aggiornare i peccati capitali: «Cinque le dita e cinque le peccata».
Parla di religioni ma non ne pratica nessuna. La statua giapponese vicino a quella francese; Gesù con Buddha: cerca una “teoria del tutto”, un dio unico, una “sintesi superiore”.
La ricerca del Nuovo
«Tutto il passato, meravigliosamente grande, m'opprime io voglio del nuovo!»
U. Boccioni
In D’Annunzio nelle contraddizioni estetiche e negli accostamenti più imprevisti (in una stanza di scorge un “bagno” di pettini, ma D’Annunzio è calvo). Emerge l’eccesso, l’inutile… l’innovazione: il pettine rappresenta l’inane, il superfluo; egli afferma: «Sono un “animale di lusso”».
Il lusso e (è) la ricerca del nuovo in D’Annunzio: sul tetto di una stanza una vistosa pelle di serpente: il serpente “cambia” la pelle (il cambiamento, l’innovazione, il futuro).
Con la stessa logica, in Boccioni, dislocare gli oggetti dal senso comunemente attribuito è innovazione, come in D’Annunzio.
Nell’opera boccioniana, «La città che sale», gli edifici tremano e implodono; tutto si muove. Il movimento è frutto e simbolo della società industriale dai ritmi veloci. Di una società nuova (che presuppone un disaccordo con quella precedente).
Scrive il pittore «Nel silenzio di un ritiro nulla sembra più triste dello spirito del mondo. L’uomo solitario ha bisogno di un’emozione intima che sostituisca il movimento che a lui manca».
L’energia del pensiero artistico
Il concetto di sublimazione in fisica e in chimica è il passaggio da un elemento ad un altro (da solido ad aereiforme).
La sublimazione artistica è un concetto che rimanda al passaggio di un’energia primordiale (energia pulsione) nella Cosa, ovvero l’arte, il pezzo artistico.
“….tutto si trasforma, nulla si distrugge” (Lavoiser) è una vera e propria legge applicabile anche al campo della psicologia: l’energia pulsionale deve sgorgare all’esterno, canalizzata nella Cosa.
Un esempio ne è D’Annunzio, ma anche Boccioni, descritto come un artista carico di stimolazioni polemiche, innovatrici e con uno sforzo ansioso di penetrare nella psiche dell’uomo europeo tramite il senso metafisico della pittura e della scultura.
Conclusioni
“Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo”
Leo Buscaglia
“Tutto serve” nel messaggio artistico, a rappresentare in modo ricco e sintetico un’idea che sia istantaneamente comprensibile, che parli il linguaggio dell’inconscio.
Per rispondere al quesito inizialmente posto, l’arte è un qualcosa che (apparentemente) non ha alcuna utilità ai fini della sopravvivenza dell’uomo; non serve a nessuno, ma che, in un modo o nell’altro, in forme differenti, tutti ricercano. Che senso ha allestire una casa alla maniera dannunziana o spiegare con uno stile raffigurativo o altamente forbito dei dipinti alla maniera boccioniana?
La ricerca del Nuovo è una delle caratteristiche dell’arte, impegnata sempre nella sua evoluzione che coincide con l’evoluzione umana e ci distingue dall’animale. Come direbbe il collega e amico dott. Villamira, «L’arte serve a diminuire l’Entropia» che, in parole chiare, potremmo riferirci ad una sorta di evasione dalla staticità mentale, dall’abitudine, dalla routine, dalla monotonia tramite l’introduzione di variabilità nell’esperienza quotidiana.